http://dati.culturaitalia.it/resource/oai-culturaitalia-it-museiditalia-work_27999 an entity of type: E22_Man-Made_Object

L'opera faceva parte della collezione di dipinti, sculture, oreficerie, mobili antichi, reperti archeologici e altri manufatti preziosi raccolta dall'industriale e mecenate piemontese Riccardo Gualino (Biella 1879 - Firenze 1964). ||Fu esposta nel 1922 alla mostra del Sei-Settecento che si tenne a Firenze in Palazzo Pitti e pubblicata nella tav.27 del catalogo della mostra (n.230: N. Tarchiani CERCARE). Nel 1930 Gualino cedette il pastello insieme ad un cospicuo gruppo di altre opere facenti parte della sua collezione alla Galleria Sabauda. La quasi totalità di quella donazione compreso il dipinto in esame emigrò in Inghilterra nel 1933 allo scopo di arredare la sede della Ambasciata italiana a Londra nel settecentesco palazzo Fitzwilliam in Grosvenore Square. Quel nucleo - e l'opera in esame - rientrarono in Italia nel 1958 ("Dagli ori antichi agli anni venti. Le collezioni di Riccardo Gualino", catalogo della mostra di Torino 1982, Milano 1982, pp.38-42). ||Lionello Venturi (L. Venturi, "La Collezione Gualino", Torino Roma 1926, nota alla tav.XLIX) identificò il personaggio ritratto con Giovanna Carriera, sorella dell'artista, ritenendolo somigliante alla donna che compare nel doppio-ritratto di Rosalba agli Uffizi, in cui la pittrice raffigura se stessa intenta a ritrarre "Nanetta" (Giovanna), la sorella minore; ma la proposta non può essere accolta, perché anche la familiare della pittrice nel dipinto degli Uffizi non è di sicura identificazione. Invece il pastello ripete esattamente il ritratto di donna conservato al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo, col n.138 di inventario (Bernardina Sani, "Rosalba Carriera", Torino 1988, p....). L'attribuzione dell'opera a Rosalba Carriera è fuori discussione. Si tratta di un esemplare della fortunata produzione ritrattistica a pastello della famosa pittrice veneziana che rivelò le nuove possibilità espressive di questa tecnica e che si fece apprezzare nelle principali corti e nei salotti alla moda europei della prima metà del Settecento. Come già detto, di questo pastello esiste una variante all'Ermitage: era solito infatti dell'artista eseguire più esemplari di uno stesso ritratto o tema, di cui veniva scelto il migliore o di cui erano richieste più copie. La versione dell'Ermitage viene datata al decennio 1720-1730, cominciato con il soggiorno parigino della pittrice (1720 e 1721). Le opere di quel periodo hanno in comune con il pastello torinese finezza di tratto, morbidezza di sfumato e delicata cromia. La donna raffigurata indossa un manto rosso orlato di ermellino che indurrebbe a considerarla di rango principesco, ma la sua identità è sconosciuta. Il manto rosso orlato di ermellino, insegna di regalità o lussuoso ornamento femminile, può anche indurre ad attribuire alla figura un significato allegorico, come personificazione del senso del tatto (con la destra la dama sembra accarezzare la pelliccia) o della stagione invernale. Questo tipo di iconografia desunta dall'arte olandese ebbe infatti successo nella pittura veneziana del Settecento ed è inoltre testimoniata nella produzione della pittrice, con le figure femminili allegoriche di Dresda. 

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